Prima di iniziare questa intervista, vorrei poter ringraziare due persone che hanno contribuito a portarmi prima in giro per l’Italia da giocatore e ora nel mondo da coach: Stefano Cresti e Marco Solustri.
Era il 1991, avevo 20 anni, ed io e il mio socio di gioco avevamo appena finito di giocare la 257esima partita tra amici. Sul vuoto campo accanto si presentò il giocatore navigato Marco Solustri con una retina piena di pochi palloni ricordo quasi tutti diversi. Il mio Amico mi chiese cosa volesse fare quel matto da solo con quei palloni, ma nel momento stesso in cui Marco inizio’ da solo a battere e raccogliere, dissi: “Stefano, quello ha ragione! Se vogliamo vincere dobbiamo allenarci per vincere non per fare le partitelle!”
Ovviamente rimasi da solo a studiare quel “matto” che sudava da solo, mentre i miei amici se ne andavano al bar (prendendo in giro anche me a quel punto), ma in quel momento penso sia scattata quella scintilla che poi mi ha fatto diventare il Coach attento e maniaco dei particolari che sono.

Bene Giulio, grazie per la disponibilità. In settimana abbiamo appreso su Facebook la notizia del tuo nuovo incarico presso la Academy of Volleyball Palo Alto, dove lavora una vecchia conoscenza della pallavolo e del beach volley italiano, il catanese Daniele Desiderio. Fulmine a ciel sereno o la cosa era già in programma da tempo?
Da quell’unica (purtroppo) settimana in Nazionale di beach volley è rimasta una stima personale reciproca con Daniele. Lui è stato sicuramente il più lungimirante dei giocatori di A di quella generazione e qualche tempo fa è nata la sua curiosità di conoscere a fondo il mio sistema di gioco.
Abbiamo iniziato a collaborare via Skype, ed io ho continuato a programmare la mia stagione in Italia sia con le squadre per il 2×2 sia per un servizio particolare proposto ad atleti Indoor che mi ha suggerito l’intelligente Mika Lasko. Ma poi io e Daniele ci siamo resi conto che poter monitorare il lavoro svolto dai suoi allenatori con il mio sistema di gioco sarebbe stata la soluzione migliore e così ho deciso di andare.
Mia moglie è stata come sempre Unica: per questa esperienza oltre oceano, lei si sarebbe organizzata per tenere al meglio la nostra Mosci Family.
Sono stati eccezionali anche gli atleti che hanno subito capito l’importanza di cosa mi porterà lontano da loro: è stato pronto, come sempre, l’ottimo Maestro di beach volley Mike Mastronardi, che si è preso la responsabilità di continuare a lavorare con i miei atleti seguendo mio sistema di gioco.
Quando inizierai e quale sarà il tuo ruolo?
Sarò in California per metà maggio, quando l’ACADEMY OF VOLLEYBALL di Desiderio farà le giornate di apertura e selezione delle squadre giovanili su sabbia.
La mia presenza sarà legata al fatto che i Coach dell’Academy debbano seguire le indicazioni che io e Daniele gli avremo impartito in questi mesi. Sarò quindi un attento supervisore del come si debba giocare, secondo me, a beach volley nel 2016 e in futuro.
Cosa pensi dell’attuale situazione del beach volley italiano?
Il genio di Gabriele Ghiga aveva già calcolato tutto qualche anno fa: con un abbassamento del livello medio di gioco in favore di un base amatoriale sempre più ampia. C’è da dire però che senza la perfetta organizzazione del campionato italiano di Roberto Salvador i campioni assoluti (come il Dott. Riccardo Fenili) e giocatori di altissimo livello come Desiderio, Patriarca, Monopoli, Cicola, Bendandi, Martinelli, Del Core e tanti altri Indoor, non sarebbero mai arrivati sulla sabbia. Questi atleti che hanno innalzato il livello tecnico e fisico di questo sport, se non avessero visto un campionato italiano fatto con passione e professionalità, sarebbero rimasti a prendere il sole e riposare.
Ora la situazione economica è sicuramente cambiata rispetto a quegli anni, ma penso che i promoter di oggi abbiano troppi vincoli e poco ritorno effettivo tra immagine e incassi. Ciò non permette di avere tanti tornei appetibili per gli Indoor, cosa che uccide, a catena, qualsiasi possibilità di innalzare il livello tecnico ed abbassare l’età dei partecipanti.
Spero di vedere, un giorno, almeno una squadra di beach volley legata ad ogni squadra di serie A e B: sogno una regola che obblighi le società Indoor ad avere anche una sola squadra da far competere sulla sabbia. Le società darebbero un servizio di 12 mesi agli sponsor, e gli atleti potrebbero cimentarsi in un volley a 360 gradi.

Sei stato già nello staff della nazionale italiana: un domani ti rivedresti sulla panchina azzurra?
La domanda mi coglie alquanto impreparato, ma di getto penso questo: aver avuto la fortuna di selezionare e/o allenare atleti straordinari come Zaytsev, Nicolai, Ranghieri, gli Ingrosso, Costagrande mi ha dato il metro di quanto siano pesate le mie scelte coraggiose nel beach volley italiano. L’aver portato nel beach volley atleti che ancora oggi, a distanza di 6-10 anni, rappresentano in maniera costante e vincente il beach volley azzurro in giro per il globo, mi fa pesare meno tutta la fatica fatta per raggiungere anche solo un loro “SÌ”. Rappresentare il proprio paese penso sia importante per qualsiasi professionista di qualsiasi settore, ma questo porta anche doveri oltre che onori. È una cosa che non piace a tutti gli atleti e a tutti gli addetti ai lavori.
Chi ha lavorato con me in Nazionale sa che l’andare in giro con una scritta Italia “non fa fico”, ma anzi accende i riflettori su ogni “stupidata” si possa fare anche involontariamente: solo atleti forti anche fuori dal campo possono accettare che la puntualità sia importante quanto il bagher; il rispetto della gente comune quanto il palleggio; il poter finire la carriera da vincenti anche nella vita quanto vincere l’Oro Olimpico.
Un pronostico per le prossime Olimpiadi di Rio.
Il Re del beach volley italiano Giorgio Domenghini ha purtroppo smesso con il beach volley, quindi mi toccherà “ripiegare” su Bruno/Alison e Dalhausser/Lucena, con le squadre olandesi e la giovane Polonia come outsider.
Nel femminile, la finale di Victoria tra Larissa/Talita e Walsh/Ross penso possa essere la probabile finale Olimpica, con l’Olanda della fortissima Van Iersel e le campionesse mondiali Agata/Barbara a fare da outsider.
Vi ringrazio dello spazio concessomi e lascio, ai futuri coach vincenti, quel consiglio che mi diede il professionalissimo scoutman e tattico Paolo Sgandurra nella mia prima settimana da coach di beach volley nel settembre del 2004:
“Fai ciò che stai ben facendo, cioè trattare anche il peggiore delle schiappe come il campione del mondo. Sarà poi l’utente a scegliere”.
Grazie Giulio. Oggi, come non mai, in bocca al lupo.