Era il 1977. Eravamo nel mezzo degli anni di piombo. Anni violenti. Anni bui.
Io ero al liceo scientifico Cannizzaro. E qui si tenevano accese assemblee degli studenti.
Di solito erano monopolizzate da studenti appartenenti ad Autonomia operaia, alcuni di loro molto vicini alle Brigate Rosse.
A volte tentavano di prendere la parola i fascisti, ed ogni volta si rischiava lo scontro fisico; alcuni dei miei compagni di scuola furono uccisi in quel periodo.
In questa atmosfera di estremismo e di intolleranza io cercavo di fare i miei interventi moderati, ed incredibilmente venivo ascoltato e rispettato…e non tanto per le cose che dicevo (mi auguro avessero senso, ma non mi ricordo più bene), quanto per il ruolo che avevo. Ero il capitano della squadra di pallavolo della scuola, e vincevamo a livello nazionale.
La magia dello sport: creava una sorta di “zona franca”.
Con questo non vorrei ripetere la frase un po’ banale e probabilmente superficiale “sport e politica devono essere separate”.
Ma una cosa posso dire con certezza: lo sport, come la musica, la pittura, il cinema e tutta l’arte in generale, sono aspetti della vita volti alla comprensione e all’integrazione tra e dei popoli.
Ricordiamocelo sempre.
The Coach