di Pier Paolo Pallassini
Chissà cosa starà pensando in questo momento Marta Menegatti. A pochi giorni dalle Olimpiadi un ciclone ha spazzato via tutte le certezze dell’atleta veneta, costretta a pochi giorni dall’inizio del torneo olimpico a rivedere i propri sogni di gloria. Se già prima del caso Orsi Toth la coppia azzurra non era tra le favorite, ora l’unica coppia femminile italiana rischia di disputare un torneo tutto in salita.
La Federazione, accertato l’esito positivo delle controanalisi effettuate sul campione di Viktoria Orsi Toth, ha spedito a Rio de Janeiro Rebecca Perry, l’atleta statunitense naturalizzata italiana che fino ad oggi non ha ancora mai convinto sotto l’aspetto dei risultati. Nella vicenda si è poi infilata la Cicolari, che dal suo seguito profilo Facebook si è in un primo momento autocandidata (cit. “RICORDO A TUTTI CHE SONO CONVOCABILE per RIO , HO TUTTI I REQUISITI”) per poi inviare (a decisione presa e con la Perry praticamente già a Rio) una lettera aperta al presidente della Fipav Magri e del Coni Malagò:
I giornali nazionali nel frattempo stanno “sguazzando” per bene nella vicenda, focalizzandosi sull’aspetto esteriore della Perry anziché sul reale valore dell’atleta.
In mezzo a tutto questo rimane il “dramma sportivo” di Viktoria Orsi Toth, il cui sogno olimpico è stato spazzato via da una tremenda leggerezza. La buonafede dell’atleta per quanto mi riguarda è fuori discussione, ma allo stesso tempo non me la sento di dire “Io sto con Viky”.
Lo sport agonistico è una cosa seria, e come tale va presa sempre, anche nelle scelte più banali…