Cari lettori,
inizio oggi questa mia rubrica sul rinnovato sito beachvolleytour.it. Quindi permettetemi due parole di introduzione.
Ho voluto dare questo titolo perché non vorrei fare l’ennesimo “angolo della tecnica”, di cui non se ne sente davvero bisogno. Anche perché, in questi angoli della tecnica, si tende a complicare ciò che non lo è. Il B.V. è uno sport complesso, non complicato. Dunque niente angolo tecnico, ma… angolo delle emozioni. Emozioni che continua a darmi questo incredibile sport, che mi porta sempre a conoscere posti nuovi, situazioni diverse, culture e popoli distanti dalle nostre tradizioni. Vorrei quindi evocare, in queste poche righe, le “atmosfere “che si respirano viaggiando per il mondo al seguito del B.V. Quindi la rubrica non avrà necessariamente una scadenza fissa, cercherò di scrivere nei momenti in cui mi sembrerà possibile farvi vivere un’emozione. E speriamo che ci riesca!
Durante le vacanze di Natale, sono stato per 10 giorni ad Haiti. Un amico americano di vecchia data mi aveva detto di aver aperto un asilo lì, per dar la possibilità di andare a scuola ai bambini di questa popolazione davvero martoriata. Martoriata da secoli di dominazioni crudeli, e definitivamente stesa dal terribile terremoto del 2010. Ho pensato dunque di portare anche un mio piccolo contributo, ai bambini della scuola ed al B.V. di Haiti. Ho contattato la federazione, e gli ho detto che stavo arrivando. Loro davvero non si aspettavano che un allenatore, nel breve periodo di pausa che il World tour permette, andasse ad insegnare il B.V. proprio lì… ma tant’è, il mio lavoro è anche la mia passione, quindi cosa ci può essere di meglio che lavorare dando anche una mano a chi ha meno di noi? E qui ho usato un eufemismo, perché loro non hanno meno di noi, loro non hanno praticamente nulla. Sono il popolo più povero del mondo. E, ancora una volta, ho avuto conferma ad una teoria che sono andato maturando negli anni: povertà e gioia di vivere sono direttamente proporzionali.
Avreste dovuto vederli questi ragazzi che ho allenato: che pantaloncini avevano, che magliette, che ciabatte… cappellini ed occhiali erano poi pressoché sconosciuti (quanto mi sono pentito di non aver portato più occhiali da dare) ed i palloni con i quali giocavano. Tutte cose che qui da noi sarebbero state buone per la pattumiera! E poi vogliamo parlare della “sabbia”? Si giocava su una sorta di ghiaino, una roccia frantumata, e ad ogni tuffo si doveva provvedere a disinfettare le ferite… Però sempre un sorriso, sempre un’allegria contagiosa.
Il momento più incredibile, comunque, è stato quando ci hanno portato ad un altro campo di allenamento, perché quello dove di solito andavamo era occupato da un matrimonio(!). Siamo arrivati in questo piccolo spazio davanti al mare, anche qui con sassi, racchiuso tra due discariche. Piccoli bambini haitiani hanno incominciato a guardarci come fossimo marziani, forse perché ero un po’ diverso da loro, forse perché abbiamo incominciato a fare delle strane cose senza e con la palla! Ma il massimo è stato dopo un po’, quando improvvisamente dalla discarica hanno fatto irruzione sul campo dei maiali (diciamo pure scrofe giganti), tra la totale indifferenza dei giocatori. Capirete che io, invece, ero piuttosto turbato… Ma, a fine allenamento, anche il side out dei maiali era migliorato un po’!
Anche questo è beach volley
The Coach